La ragazza che non voleva crescere

Cairo Publishing

La ragazza che non voleva crescere

«Sul cartellone c’è la foto di una donna. O, almeno, di una creatura di sesso femminile, a giudicare dalle due piccole sacche di pelle rugosa che pendono al posto dei seni. Sì, perché di fronte all’obiettivo c’è una creatura completamente nuda. Seduta su uno sfondo grigio sfumato, una gamba allungata e l’altra leggermente piegata in modo che solo il pube sfugga allo sguardo. Le ossa, in compenso, si vedono bene. Mi fa vergognare questa foto. Perché è la mia foto.» Inizia così il racconto della vita di Isabelle, la cui gigantografia si è impressa nella mente di tutti, ha scosso la coscienza di molti. Dai cartelloni pubblicitari a ritroso fino all’infanzia nella regione di Parigi, all’ombra di una madre sofferente e di due padri, quello naturale e quello putativo, entrambi assenti. Isabelle è una bambina reclusa, tenuta lontana dai giochi in giardino, costretta a indossare vestiti troppo piccoli, scarpe troppo strette. La madre non vuole perderla, vederla crescere e andare nel mondo. Per amore, per paura, per follia. Inizia così la discesa di Isabelle nell’inferno dell’anoressia. Giornate scandite dalla bilancia, dal calcolo ossessivo delle calorie fino ai primi ricoveri in ospedale «dello scheletro che cammina». Anni ritmati dall’oppressione della madre, dall’indifferenza dei medici, dall’inadeguatezza delle strutture, dall’ignoranza di tutti gli altri. Ma anche dagli sforzi sovrumani per uscire dal tunnel che porta sulla soglia della morte. Perché Isabelle ha combattuto contro la sua malattia – il suo corpo ne porta ancora i segni – eppure è qui a testimoniare che vincere questa battaglia si può. Non c’è amarezza nelle sue parole, anche le più crude, ma la speranza che per ogni persona indifferente, ce ne sarà un’altra pronta a capire, aiutare. La ragazza che non voleva – non sapeva – crescere oggi emana una grande forza che ci impone di non distogliere più lo sguardo. E ci rivolge un invito: «La prossima volta che incrociate per strada una ragazza troppo magra, regalatele un sorriso. Ne ha davvero bisogno».

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