Pomeriggi di pioggia e cioccolato

Cairo Publishing

Pomeriggi di pioggia e cioccolato

Toscana, fine Ottocento. La febbre del caucciù, «l’oro della nuova epoca», convince Francesca e Vittorio a partire alla volta di Pusa-Pusa, in Bolivia, per sfuggire a un’esistenza di sicuri stenti. Qui trovano la fortuna e, in pochi anni, la loro hacienda diventa una delle più ricche e prestigiose della zona. Si apre così la saga della famiglia Casserta-Donatello: quattro generazioni che attraversano cent’anni di storia boliviana dilaniata da tentativi rivoluzionari e dittature sanguinarie. Al cuore della narrazione, le due figlie di Francesca e Vittorio, due ragazze volitive e testarde, divise da opposte concezioni di vita: Francesca Vittoria, con le mani sempre sporche di terra, che lavora alla crescita di Pusa-Pusa; Leonarda, avversa alla cultura indigena, che sceglie di fuggire in Europa. Diversità e incomprensioni che sembrano perpetuarsi nelle nipoti: l’inquieta Fiore che si lascia appassire in un’infelice vita matrimoniale, e la spericolata Valentina che si batte anima e corpo per la libertà del suo paese. Nella voce di Fiore, passato e presente si fondono, si intrecciano le biografie in un variopinto caleidoscopio di personaggi e situazioni: nonno Crisanto e le sue parole generose, la tata india Sinforosa e la sua lettura del futuro, l’arrivismo di doña Genoveva, l’appetito sessuale di Amador, la cucina tosco-boliviana di Francesca, la vigliaccheria di Nicómedes, la coraggiosa determinazione di Laura... Ma a occupare la scena sono soprattutto le donne, donne che hanno in sé un po’ di Penelope e un po’ di Circe. Che riescono a conciliare la devozione alla Madonna nera di Chuchulaya e quella alla rivoluzione. Che oscillano tra fedeltà e tradimento, teatrali separazioni e severa custodia di un segreto, dono completo di sé e freddo calcolo. Con un motto che viene tramandato di madre in figlia: «Le donne di questa famiglia non piangono». E con una sfrenata voglia di sensualità come conquista di uno spazio proprio, in pomeriggi appassionati e inventivi che hanno il sapore inebriante del cioccolato scuro.